Monaca dell’ordine cistercense

A causa della scarsa reperibilità delle fonti sappiamo ben poco sulla vita condotta – tra il XII e XIII sec.- dalle monache cistercensi. Per orientarci dobbiamo guardare alla Regola di S. Benedetto, l’unica rispettata all’interno dei monasteri di questo ordine.

Sulla base di questa fonte, ricaviamo che nei monasteri – durante tutto l’arco della giornata – veniva rispettato un sacro, religioso silenzio interrotto unicamente dai canti corali e dalle salmodie. Il silenzio, così come l’obbedienza, la sobrietà nel parlare e l’umiltà, erano indicate – sempre dalla Regola – come le uniche virtù che le monache dovevano possedere per raggiungere Dio.

La Regola, inoltre, non lascia spazio all’ozio e disciplina la giornata ora per ora, stagione per stagione. Le monache erano impegnate, oltre che nella preghiera e nella lettura, anche in attività pratiche, lavori manuali, nella realizzazione di oggetti d’uso perché, per quanto possibile, il monastero assumeva la forma di un centro autosufficiente.

A tal proposito risulta utile ricordare che le monache Pulsanesi, vissute nel monastero foggiano di S. Cecilia, erano conosciute per la loro capacità di produrre carta ricavata da scarti di lana e cotone, il cascame. La presenza di una cartiera, nel XII sec., fa acquistare straordinaria rilevanza al monastero per essere stato uno dei più antichi a produrre carta.